RINNOVO CCNL COOP SOCIALI SOTTOSCRIZIONE DEFINITIVA 21 MAGGIO 2019

Apprezziamo lo sforzo, ma dopo quasi otto anni… (si poteva fare e dare di più)

Un’una tantum di 300 euro in due tranche per coprire una vacanza contrattuale, durata più di sette anni; aumenti salariali in tre tranche, l’ultima arriverà a contratto già scaduto; un contributo di assistenza contrattuale per l’agibilità dei delegati e delle delegate dei sindacati firmatari (Cgil – Cisl – Uil) di un contratto nazionale, che non riconosce il valore del lavoro svolto da circa 350.000 tra operatori e operatrici in tutta Italia, e che prevede salari da fame.

L’elemento economico, e non potrebbe essere altrimenti in questo caso, è altamente indicativo della sperequazione tra mansioni ritenute “indispensabili in una democrazia compiuta” e i redditi di quant* ne sono impegnat*. Una visione del mondo ipocrita che determina una metodologia ingiusta; inversamente proporzionale all’importanza della qualifica. Più viene considerata fondamentale, meno è pagata. Fossero stati riconosciuti gli anni di vacanza contrattuale, avremmo avuto una busta paga molto più pesante che non le briciole conquistate dai firmatari del contratto. Una trattativa portata avanti in sintonia con le Centrali Cooperative piuttosto che con lavoratori e lavoratrici. Delle assemblee millantate contemporaneamente ai lavori di discussione e approvazione dei principali articoli del CCNL, non se n’è vista neanche l’ombra. Il meccanismo di rappresentatività sindacale si attiva quasi sempre a totale insaputa di lavoratori/trici e scarica sulle loro spalle la fatica, fisica e mentale, del lavoro sociale alleggerendone ulteriormente le tasche. In questo senso, è un capolavoro della concertazione.

Un regalo fatto alle cooperative e agli enti locali che, nella logica dissennata e contorta del bando, avranno a disposizione forza lavoro precaria e sottopagata, condizioni ideali per accordi al ribasso. Inoltre, forse come in nessun altro contesto produttivo, le condizioni generali del Terzo Settore riflettono la deriva culturale di questo paese. Una divaricazione sempre più evidente tra le enormi difficoltà del pubblico e le ridotte possibilità del privato. Al primo accedono fasce di popolazione impoverite e abbandonate da un welfare che in realtà non è mai esistito, mentre al secondo ha accesso la solita élite per nulla sfiorata da recessione e crisi economica. Il CCNL risponde a questa inossidabile dinamica del capitalismo applicato ad ambiti del lavoro non necessariamente legati alla materialità produttiva. Come per l’appunto quelli dei servizi alla persona, ormai in modo definitivo avviati sulla profittevole strada dell’aziendalizzazione. Anche nel mondo del sociale, anzi più che mai in questo mondo, i diritti sono una questione di classi. Lo sono per chi lavora e per chi ne dovrebbe usufruire.

È quindi tutto irrimediabilmente concluso? È compromessa qualsiasi forma di sindacalizzazione autenticamente rivendicativa? No, in maniera più assoluta, se lavoratori e lavoratrici di un settore così indispensabile per la società, prendono coscienza della propria forza e del proprio ruolo all’interno di una contrapposizione dura quanto inequivocabile, e che più classica non si può: quella tra chi sfrutta e chi è sfruttat*, tra capitale e lavoro.

Leggi qui il nuovo contratto nazionale

CCNL-Articolato-completo-28-marzo-2019