TOUR 180

… “la legge, per il solo fatto di esistere, è importante. Crea infatti discussioni continue, ci smuove e, soprattutto, non nasconde la sofferenza mentale”.  L’anniversario della riforma, allora, è anche un’occasione per rinfrescare la memoria e far luce su ciò che è stato fatto e su quanto ancora ci sia da lavorare. Infatti, sostiene Alberta, “la legge non viene applicata in tutte le sue forme. Mancano la presenza capillare dei servizi di igiene mentale pubblici, aperti 24 ore su 24, dei presidi negli ospedali e la disponibilità di appartamenti nei quali le persone possano essere sì seguite, ma anche libere di vivere la propria vita. In molti posti la legge è mal letta e applicata, non ci si fa carico delle persone. Chi si occupa di welfare e sanità dovrebbe prendersene cura”.

Alberta Basaglia

Vicepresidente della Fondazione Franco e Franca Basaglia

 

Tour 180 ci ha visti impegnati e impegnate in cinque tappe che si sono svolte tra Maggio e Giugno del 2018. Abbiamo dato luogo a cinque momenti di discussione sulla Legge 180, o Legge Basaglia, che stravolse il mondo della psichiatria in Italia. Una vera e propria rivoluzione capace di mettere in discussione, con un lavoro di 10 anni, l’approccio con le persone che da anni erano recluse nei manicomi. Abbiamo scelto questa strada perché il 2018 segna l’anniversario dei 40 anni da quegli eventi. Abbiamo scelto Roma perché è la città che ospita ancora il Santa Maria della Pietà e che è stato il più grande manicomio europeo. A distanza di tanti anni, abbiamo provato a fare luce sui servizi alla persona con lo sguardo di chi in quei servizi ci lavora. Lo abbiamo fatto convinti che gli addetti ai lavori, gli operai sociali, ignorano spesso le basi storiche che hanno portato alla nascita di questo mestiere. Siamo convinti che solo conoscendo le radici del nostro ruolo possiamo prendere coscienza del delitto commesso dalle istituzioni per le quali l’unico scopo è ormai da troppo tempo, spendere poco e risparmiare il più possibile sull’assistenza alle persone oggetto-soggetto d’intervento sociale.

Tour 180 è stato un ciclo di incontri in cui ci siamo confrontanti con tanti colleghi e colleghe. Ma ci siamo confrontati anche con altri addetti ai lavori: gli psichiatri Piero Cipriano, Teresa Capacchione e gli autori di “Padiglione 25”, Massimiliano Carboni e Claudia Demichelis, insieme a Vincenzo Boatta, ex infermiere del santa Maria della Pietà. Sono stati incontri che ci hanno lasciato tanti spunti di riflessione. Ma la cosa che più ci ha colpiti è stata lo scoprire che la figura professionale degli operatori e delle operatrici sociali era a loro sconosciuta. Noi conosciamo loro, ma loro non conoscono quei tanti/te “lavoratori/trici del sociale” che lavorano nei territori.

Abbiamo provato a mettere in connessione, anche se per una sera sola, tutte quelle figure professionali che dal maggio del 1978 Basaglia, con la sua legge, aveva immaginato dovessero lavorare insieme. Ma abbiamo scoperto che così non è. Lavoriamo da anni nel Terzo Settore, chi nelle scuole, chi a domicilio, chi nei centri diurni, chi nelle case-famiglia, e sappiamo bene che non esiste il lavoro di rete auspicato da Basaglia. Esistono solo tante figure professionali atomizzate che lavorano senza confronto e senza scambio, a scapito dell’utenza e degli stessi lavoratori/trici a diretto contatto con l’utenza. Questo era stato il motivo che ci aveva spinti a costituire un blog (Social Workers) e di presentarlo in questo modo. Lo scenario che ha aperto il tour ha superato in peggio le nostre aspettative e ci ha lasciato una prospettiva di lavoro più gravosa di quanto già pensavamo.

12 Maggio – PRESENTAZIONE DEL BLOG

Nel primo incontro non erano presenti tecnici del settore, ma solo colleghi e colleghe. Dopo qualche intervento, si palpava la frustrazione di tanti e tante che sentono la propria professionalità stravolta da fantomatiche esigenze di servizio e dalla scure dell’austerity. La percezione diffusa era quella di un de-mansionamento progressivo che riduce la nostra figura professionale alla stregua di “badante” se non di “secondino sociale”, di controllore sociale, e di come sia “oscura” la strada che ci possa portare fuori, insieme, dalla condizione di sfruttamento.