CONDIZIONI INSOSTENIBILI

Laureato in scienze politiche e sociali all’università di Bari, arrivo a Roma intorno al 2006, comincio a cercare a mandare curriculum in giro e le uniche risposte arrivano da call center e agenzie interinali per riempire scaffali nei supermercati di notte. Squattrinato, senza un euro, in questa città assurda dove una stanza costa 500 euro al mese, accetto senza nessuna motivazione, se non quella economica, questi lavori: pomeriggio ad un call center a Ciampino per Wind, si guadagna in base ai contratti chiusi per telefono con i clienti. Io, per niente bravo, guadagno max 10 euro a pomeriggio; la notte vado a caricare per Manpower gli scaffali nei supermercati (Carrefour e Auchan) e qui ci sarebbe tanto da scrivere, si lavora con contratti di massimo 2 giorni, a 7/8 euro l’ ora, invisibili, dobbiamo scomparire prima dell’ apertura del supermercato, i clienti non devono vederci..

Dopo un qualche mese, stremato, una mia amica mi dice che una cooperativa sociale cerca operatori per una ludoteca per il periodo pasquale, la settimana in cui chiudono le scuole. Ci vado, passo il colloquio, sono felice. Finalmente posso lavorare facendo qualcosa che mi piace. Conosco le altre operatrici, mi trovo bene, sono contento. E’ un lavoro faticoso, siamo in tre, dobbiamo tenere a bada e fare attività con cinquanta bambini, paga 5,50 euro l’ora. E’ un servizio in appalto alla cooperativa dal Comune di Roma, unica spesa della cooperativa è il personale, facile fare i calcoli: 8 ore per 5,5 euro a ora per tre operatori fa 132 euro di spese al giorno per la cooperativa, sarebbe bello sapere quanto ci guadagna invece la cooperativa.,…. Che poi cooperativa di che? E’ quella dove lavoro ora e di cooperativo non ha assolutamente niente, c’è un capo (mi dicono, tra i “potenti” di questa città) e ci sono i dipendenti che si dividono tra coordinatori dei servizi e operatori. I servizi sono: servizio domiciliare adulti, servizio domiciliare domiciliare minori, servizio AEC in due municipi, un centro diurno.
Ma torniamo a me. Dopo la settimana di Pasqua la coordinatrice mi chiede se voglio continuare a lavorare in ludoteca dalle 16 alle 20, … perfetto, accetto! Mi piace stare con i bimbi, inizio a divorare libri di pedagogia, educazione alternativa, laboratori psico-motori, psico-pedagogia, seguo un corso intensivo di yoga per bambini e divento insegnante yoga per bambini con diploma riconosciuto dal CONI. I bambini mi fanno star bene, mi stimolano tanto, ma è dura: gli oparatori sono sempre pochi e i bimbi tanti, e la cosa più difficile è “arrivare a fine mese”, con 4 ore il pomeriggio, a 5,5 euro, arrivo a prendere intorno a 400 euro, senza contratto e tutto quello che un contratto prevede: ferie, malattie, ecc.. Quindi sono costretto a tenermi il lavoro nei supermercati. Lavoro di notte con Manpower e pomeriggio in ludoteca per un stipendio di 1000 euro al mese, incredibile…Arriva l’ estate e la ludoteca si trasforma in centro estivo, l’ orario di lavoro passa da 4 a 8 ore. Lascio il lavoro nei supermercati e con il full time al centro estivo arrivo a prendere 800 euro al mese, non c’ è la faccio. Così la cooperativa mi concede un paio d’ore di assistenza domiciliare con i minori, sempre nel pomeriggio. Sempre senza contratto, lavoro 10 ore al giorno per guadagnare meno di 1000 euro. Il lavoro di assistenza domiciliare ai minori, come potete immaginare, prevede casi complicatissimi, pagati 7 euro l’ ora e, anche quì, sarebbe bello sapere quanto ci guadagna la cooperativa…
Arriva settembre. Con l’apertura delle scuole, la cooperativa mi propone di lavorare nel servizio AEC, finalmente arriva il contratto, 30 ore, due bimbi da seguire in una scuola elementare, paga mensile all’ incirca 700 euro. Turni di sei ore la mattina e il pomeriggio due casi di assistenza domiciliare. Siamo alle solite, lavorare 10 ore al giorno per guadagnare uno stipendio di poco più di mille euro al mese. E attenzione! Alle 10 ore di lavoro ci sono da aggiungere gli spostamenti, che naturalmente non sono pagati, 1 ora per arrivare la mattina scuola, mezz’ ora per arrivare dal primo utente il pomeriggio, un’ altra mezz’ ora per arrivare dall’ altro utente, e un’ altra ora per tornare a casa.
Da quell’anno è andata sempre più o meno così. Sono passati 8 anni. La mattina lavoro a scuola e il pomeriggio le assistenze domiciliari. Ora sono arrivato al punto che non c’è la faccio più, ho un figlio piccolo di due anni che durante la settimana non vedo mai, esco di casa alle 7 e torno alle 21 per portare a casa 1200 euro, se va bene. Non è possibile, fa tanta rabbia. Queste sono le condizioni degli operatori sociali che, purtroppo, si riversano inesorabilmente anche sugli utenti. Immaginate come arrivo all’ultimo intervento la sera, da Roberto, un bambino oppositivo-provocatorio, che mi aspetta tutto il giorno per passare un paio d’ ore tra compiti e gioco. Io arrivo “cotto”, addirittura a volte mi sento in colpa perché non riesco a dargli quello di cui lui ha bisogno … che amarezza.

R.