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LUGLIO, AGOSTO, SETTEMBRE NERO
AEC/OEPA, gli acronimi che celano solo degrado sociale e sfruttamento.

E’ appena terminato Settembre. L’assistenza alla disabilità nelle scuole è ripartita nel caos. Come ogni anno, in tutti i municipi di Roma, si consuma un vergognoso rituale. Le amministrazioni prive dei fondi necessari per garantire il servizio AEC/OEPA, per l’intero anno scolastico, distribuiscono poche ore di assistenza ad alunno/a e gettano le famiglie nel panico. Mentre gli operatori/trici sociali, alla mercé delle cooperative e degli istituti sco-lastici, vivono nella vana speranza che il proprio monte ore raggiunga la cifra di un salario dignitoso. Il concetto di continuità del servizio è oramai un lontano ricordo. La cooperativa che vince un bando non è obbligata a riassorbire gli operatori/trici della cooperativa che ha perso. Un triste spettacolo che conosciamo bene. Ogni anno è peggiore del precedente. Molti e molte di noi, oltretutto, hanno passato Luglio e Agosto senza percepire lo stipendio. Non parliamo solo degli abusati contratti a termine, ma anche dei contratti a tempo inde-terminato sottoscritti dopo il Job Act. Per i contratti a termine la dead line è Giugno, poi a Settembre forse un nuovo contratto. Per gli altri, magia del governo Renzi, nel corso dei mesi di chiusura scolastica, il monte ore viene legalmente ridotto a zero. Quindi si resta formalmente assunti, ma privi della possibilità di cercare un’alternativa temporanea o di ac-cedere alla NASPI.

Come ogni anno le amministrazioni e le cooperative buttano noi e le persone che assi-stiamo in pasto ai leoni. Gli utenti sono assegni da mettere in cassa, poco importano le fa-tiche per entrare in relazione con un nuovo/a assistente. Noi, in barba a qualsiasi progetto educativo, veniamo traslocati da un quadrante all’altro della città. Gli eventi di Mafia Capi-tale hanno solamente rafforzato la logica del profitto e della “concorrenza che produce qualità del servizio”, pervadendo il sistema dell’assistenza come una metastasi. Anno do-po anno, amministrazione dopo amministrazione, di “sinistra” o di destra, la logica dei bandi riduce un diritto (assistenza/reddito) ad una sorta di elemosina, un servizio di badan-taggio e sorveglianza delle fragilità. Non si prescinde dalle esternalizzazioni e dalle priva-tizzazioni e il sistema è sempre più dipendente dal meccanismo del prezzo più basso, ga-rantito da cooperative e da nuove aziende/agenzie di reclutamento che offrono migliaia di ore di lavoro gratis per acquisire più punti. Più buchi copri, più persone controlli e più ac-quisti punti, più like con i committenti. Lo chiamano Welfare segmentale dove la concor-renza tra produttori di servizi è ritenuta l’unica strada per costruire cura e cittadinanza. Si vuole realizzare un sistema costituito da un esercito di operai/artigiani della relazione trat-tati come self-emploier, pagati come in un cottimo, e da un serbatoio di persone fragili da controllare e sedare. I CDA delle Coop hanno scavato la fossa nella quale verranno sotter-rati e noi con loro.

Se le famiglie si trovano invischiate in gironi infernali nei quale è impossibile districarsi, per gli operatori e le operatrici è ormai consuetudine accettare in silenzio il peggioramento del-le proprie condizioni per paura di perdere il posto. Il baratro della disoccupazione si spa-lanca minaccioso sotto i nostri piedi. Tutti/e ridotti a una merce da accaparrarsi a prezzi sempre più stracciati e della quale ci si può liberare in qualsiasi momento per passare ad articoli più convenienti. Abbiamo quindi l’obbligo di infondere il coraggio tra i colleghi/e, esortarli a prendere parola e pretendere l’internalizzazione. Il nostro obiettivo è tramutare lo spaesamento, il panico e il piagnisteo fine a se stesso in una rivendicazione di equità e dignità professionale. Per non passare un altro anno con l’acqua alla gola, dimenticando quanto eravamo con l’acqua alla gola l’anno precedente.    Per non passare un altro Luglio, Agosto e Settembre nero.

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